Nel 1933, l’Opera Nazionale Balilla commissiona all’architetto Luigi Moretti, allora ventiseienne, la progettazione della Casa della Gioventù Italiana del Littorio (GIL). L’edificio avrebbe ospitato ambienti e attrezzature per l’educazione e la preparazione politico-militare e ginnico-sportiva dei giovani, fornendo loro 0inoltre assistenza sanitaria e sociale. Per la realizzazione del progetto viene scelto l’isolato stretto e lungo compreso tra Porta Portese, le Mura Gianicolensi e Viale Trastevere, al tempo ancora parzialmente sgombro e urbanizzato proprio negli anni Trenta del secolo scorso. Il progetto del giovane architetto si afferma subito come modello di riferimento per questa tipologia di edifici ed è esposto nella sezione “Italia che si rinnova” della Mostra di Architettura Italiana alla V triennale del 1933.
Moretti disegna un edificio dalle forme razionaliste in cui si alternano solidi lineari ad altri sinuosi; l’impostazione architettonica prevede spazi destinati a una pluralità di funzioni, in cui l’ordine geometrico non esclude l’introduzione della linea curva, come per esempio nello spettacolare avvolgersi della monumentale e ardita scala elicoidale di raccordo tra la zona sanitaria e quella ginnico-sportiva. Inoltre, organizza gli interni riducendo le divisioni tra i diversi ambienti lasciando che la luce naturale proveniente dalle grandi vetrate domini lo spazio. Il palazzo rappresenta un momento fondamentale della carriera dell’architetto e non solo in termini di affermazione professionale: con il GIL, Moretti disegna un modello di casa-tipo per la formazione, aprendo le porte alla “italianizzazione” dell’architettura razionalista.
L’edificio è inaugurato del 1937 in via Ascianghi prendendo ufficialmente il nome di “Casa della GIL”.
Nel 1975, con la soppressione dell’Ente Gioventù Italiana istituito proprio nel 1937, il patrimonio immobiliare dell’ente viene trasferito alle Regioni e ai Comuni. Nel 1976, per adattare alcune strutture di fronte all’ex Casa della GIL, la via viene chiusa e il piccolo spiazzo così creatosi nominato Largo Ascianghi.
Tra il 2005 ed il 2007 l’edificio ha subito un’importante opera di restauro sia esterno che interno; in quest’occasione sono ricomparsi i resti del grande affresco di Mafai che decorava il Salone d’Onore.
La Regione Lazio il 7 dicembre 2017 ha restituito il palazzo al pubblico, dopo oltre 40 anni di abbandono, riconsegnandolo alla città con una ricca programmazione culturale tra eventi, spettacoli e importanti mostre come quella dedicata agli “Anni del Male”, la più importante rivista satirica italiana, “Poeti a Roma” e le retrospettive fotografiche dei maestri Steve McCurry ed Elliott Erwitt. La riapertura dell’edificio è stata resa possibile anche grazie all’opportunità offerta da Art Bonus, il credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, a cui la Regione Lazio aderisce attraverso la Campagna istituzionale Art Bonus – Regione Lazio, con lo scopo di recuperare alcuni beni del proprio patrimonio di cui il palazzo fa parte.
Il WeGil rappresenta oggi uno spazio polivalente e creativo, un punto di riferimento per la città, aperto e inclusivo, nonché crocevia per le eccellenze del territorio. Una vocazione che si amplifica di pari passo con l’estensione della sua superfice ospitando, con l’inaugurazione dei nuovi piani, tre poli d’eccellenza della formazione.